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Peter Iurilli meccanico di Hollywood
Data ultima Modifica: 31/05/2020
Data pubblicazione: 26/05/2009
di Domenico Scalera
Emigrante in America, americano in Italia (part. 1). Dedicato ai 90 anni Clint Eastwood, Happy birthday
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I° Parte - II° Parte - III° Parte
I° Parte Mi chiamo Peter Iurilli, così ha esordito in una nostra intervista il meccanico pugliese, nato a Castellana Grotte in provincia di Bari, che decise nel lontano 1950 all’età di 27 anni, di lasciare questo piccolo paese della Puglia per trovare fortuna in America dove è rimasto per circa 30 anni. Incontrare Peter Iurilli ha voluto dire, ripercorrere una fetta di storia della Ferrari poco conosciuta al pubblico. In Italia, la vita nel dopoguerra non era sicuramente facile. La guerra aveva messo in ginocchio il nostro bel paese e la situazione politica certamente non faceva auspicare il meglio, pertanto il sogno americano diventava sempre più presente nella vita di Peter che non faceva altro che pensare all’America ed alle sue decantate opportunità di lavoro mentre continuava a sciupare la sua vita in Italia, senza cavare un ragno da un buco. Dopo aver girato inutilmente l’Italia in cerca di lavoro come meccanico ed aver sentito ripetersi: lascia il numero di telefono che se abbiamo bisogno ti chiamiamo…, Peter prese la decisione di partire per l’America. Non possiamo immaginare qual’era il suo stato d’animo, neppure se ci furono pianti, abbracci, saluti, perché questo non lo ha raccontato. Possiamo immaginare invece che come nel film “La leggenda del pianista sull’oceano”, anche lui fu colto da grande emozione nel vedere la Statua della Libertà: avrebbe voluto gridare, dopo quel lungo viaggio: - Siamo in America! - ma l’emozione mozzava il fiato a tutti e così a dare il lieto annuncio non era mai il primo a vederla. E così giunse in America…
Peter, come arrivò in America? Quale fu il suo primo lavoro? Mi imbarcai su una nave, di quelle sulle quali incontravi tanti altri emigranti, appartenevano alle varie province dell’Italia ed aspettavamo con trepidazione che la nave ci portasse nella lontana America, ove speravamo di trovare meno avversa la fortuna, meno ingrata la terra ai nostri sudori. Partii per l’America, ove c’era, l’avevo sentito ripetere tante volte, lavoro ben retribuito per chiunque avesse braccia vigorose e buona volontà ed io ne avevo da vendere. Infatti mi recai subito presso un’officina di New York, la Zumback Motors che si trovava vicino al porto ed il titolare mi disse: vedi quella nave? E’ piena di meccanici! Io non ci feci caso ed insistetti per lavorare. Così mi disse di andare con lui dietro l’officina dove su un banco era posto un cambio tutto smontato. Mi guarda e fa: sistemalo! Era il cambio di una Ferrari, seppi più tardi che apparteneva a Miles Davis, famoso trombettista jazz statunitense. Ebbene mi misi al lavoro ma il titolare non sembrava apprezzare molto quello che stavo facendo ed anzi si arrabbiò quando si accorse che stavo utilizzando gli stessi pezzi, ma io continuai imperterrito ed il giorno seguente lo montai sulla vettura e gliela feci provare. Sentì pronunciare: Sun of beach! It’s Beatiful. In quel momento non capii il significato di quelle parole e un altro che capiva l’italiano mi spiegò cosa aveva detto. Così mi disse che la macchina non era mai andata così bene, ma io lo sapevo già perché avendo invertito i due sincronizzatori del cambio li facevo lavorare dalla parte non consumata, sostituendo la prima e la seconda con la quinta e la quarta, ottenendo come risultato un perfetto innesco delle marce come se fosse un cambio nuovo ed è ovvio che quando un pezzo è nuovo funziona bene… Fui assunto subito e da lì ebbe inizio la mia avventura americana.
Si integrò bene con il resto della popolazione? Imparai ad adattarmi, ad andare d'accordo col resto della popolazione, per sei anni frequentai la scuola serale di Brooklyn per imparare l’inglese e contemporaneamente lavoravo come meccanico presso un officina di New York ma, non ho mai smesso di essere orgoglioso di ciò che ero e del luogo da dove venivo. Tuttavia fu impossibile vivere negli Stati Uniti senza essere influenzati nella propria identità, nel proprio essere, nella propria personalità, comportamento, modo di pensare, senso di casa ed appartenenza, e ben presto mi sentì americano mio malgrado. In America se sei valido vai avanti altrimenti rimani indietro. Ho quindi subito apprezzato la cultura, l’organizzazione e perfino la politica americana soprattutto dopo aver stretto la mano al presidente John Fitzgerald Kennedy. Rimasi colpito dalla sua personalità, dal suo fascino, le sue parole Non chiedetevi cosa il vostro Paese possa fare per voi, chiedetevi cosa potete fare per il vostro Paese avevano conquistato non solo gli americani ma anche noi emigrati. Era un democratico come me e ne mantengo ancora oggi un buon ricordo ed ho anche una lettera scritta di suo pugno che conservo gelosamente. E la storia continua… anche sui video che a breve verranno messi on-line.
N.B.: nella foto in alto a destra Peter Iurilli e Paul Newman, nella foto a sinistra Peter Iurilli e Clint Eastwood. Dedicato ai 90 anni Clint Eastwood, Happy birthday Clint.
Intervista a cura di Domenico Scalera. Si ringrazia per la collaborazione Filippo Catalanello.
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