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Fiat, Sacconi a Marchionne: “Riapra il tavolo su Fabbrica Italia”
23/07/2010
di Fabiana Muceli
Critiche sulla decisione di spostare la produzione in Serbia. Il governo chiede nuove discussioni sul tema
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Fiat, qualcosa si muove. Dopo la dichiarazione di Sergio Marchionne sull’intenzione di voler produrre in Serbia la “L Zero”, vettura sostitutiva di Musa, Idea e Multipla, il Governo tenta di intavolare una discussione con l’a.d. della Fiat tramite l’intervento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. L’intenzione è quella di coinvolgere il Lingotto, i sindacati e lavoratori sul progetto Fabbrica Italia, il piano della Fiat per rilanciare l’industria dell’auto. Con Sacconi anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che lancia un appello al dialogo tra le parti sociali perché risolvano il problema di Mirafiori.
“Credo sia necessaria la riapertura di un tavolo utile alla discussione”, ha detto Sacconi. Meno tenero il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, che critica la scelta della Fiat e l’idea di produrre in Serbia, definendola “un’ipotesi che non sta né in cielo né in terra”. Così come il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, che nel caso in cui il progetto Serbia diventi realtà promette un’opposizione fermissima. Dall’altra parte della barricata il Pd che tramite Pier Luigi Bersani dimostra il consenso verso la riapertura del tavolo su Fabbrica Italia, chiedendo al governo di dialogare con la Fiat sui dossier dell’azienda.
Più critici invece i sindacati: il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, chiede a Marchionne di chiarire sugli investimenti e sull’idea di Fabbrica Italia, aprendo una discussione con le parti. La Cgil, invece, accusa Marchionne per la scelta di spostare la produzione prevista nella stabilimento di Mirafiori in Serbia: secondo il sindacato, e le motivazioni confermerebbero una linea basata sulla ritorsione nei confronti dei lavoratori, andandosi a sommare con il clima determinato dai recenti licenziamenti individuali. Critico anche il leader Fiom, Maurizio Landini, che si dice indignato.
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