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La Fiat senza l’Italia andrebbe meglio
26/10/2010
di Giovanni Iozzia
La frase di Sergio Marchionne, pronunciata nella trasmissione di Fabio Fazio, scatena polemiche ma apre una problematica
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«La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia, nemmeno un euro dei 2 miliardi di utile operativo previsto per il 2010 arriva dal nostro Paese» è stato la lapidaria frase pronunciata dall’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nel suo intervento nella trasmissione di Rai 3 Che tempo fa condotta da Fabio Fazio. Una frase che ha gelato tutti e provocato una serie di reazioni e commenti.
Il manager italo canadese si è presentato nel solito maglioncino blu ed ha subito spiegato perché ha deciso di partecipare alla trasmissione: «Sono venuto qui, perché qui si può parlare in pace». Dopo una serie di battute preliminari (Fazio: «E’ vero che lei lavora 20 ore al giorno; risposta: «Diciotto, sì. Mi chiede perché lo faccio? Per senso del dovere» e «Ho studiato filosofia, perché è la filosofia che permette di porsi in relazione con l'uomo. Il resto, dalla tecnica all'industria all'economia, viene dopo»), Marchionne è andato al dunque parlando del suo progetto. «Fabbrica Italia vale 20 miliardi di investimenti – ha detto - ma per renderlo operativo ci vuole la piena governabilità degli stabilimenti e dei processi industriali. Dunque, un atteggiamento diverso da parte dei sindacati, che consenta di migliorare le condizioni di contesto. Che, in Italia, non sono buone né per la Fiat, né per qualunque altro operatore. L'Italia è al 118° posto su centotrentanove per efficienza del lavoro ed è al quarantottesimo posto per la competitività del sistema industriale». «Negli ultimi dieci anni – ha aggiunto - il nostro paese non ha saputo reggere il passo con gli altri. Non c'è nessuno straniero che investe qui. E gli attacchi verso la Fiat di questi giorni non aiutano a richiamare investimenti dall'estero». «Guardate che il sistema di tre pause ogni 10 minuti, anziché due da venti minuti, proposto per Pomigliano e Melfi, è già applicato a Mirafiori. Fa parte degli sforzi per ridisegnare il processo di produzione. E, poi, i dieci che si perdono sono pagati». E poi, il colpo finale: «Quest'anno abbiamo annunciato che faremo oltre 2 miliardi di utile operativo. Guardate che nemmeno un euro è fatto in Italia. Io sto dicendo che, se dovessi togliere la parte italiana, la Fiat farebbe meglio. Non posso gestire una divisione in perdita per sempre». La frase ha scatenato una serie di reazioni. Sono stati in molti a criticare le sue affermazioni, altri invece hanno mostrato una certa condivisione.
«Marchionne mi sembra che ieri abbia dimostrato, pur essendo italo-canadese, di essere più canadese che italiano», ha commentato il presidente della Camera Gianfranco Fini. «Ha detto una cosa naturale - ha continuato Fini - per il top manager canadese. Ma è un po' paradossale che lo dice l’amministratore delegato della Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, perché se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di non affondare». «L'Italia è un paese che già ha dimostrato l'attitudine ad evolvere verso una maggiore competitività nel rispetto dei diritti dei lavoratori incluso il diritto ad incrementi salariali legati a una maggiore produttività». E’ stato il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi che ha detto ancora: «Marchionne ci ha ricordato che Fiat oggi è un gruppo multinazionale con stabilimenti distribuiti in diverse dimensioni economiche e sociali. Noi ricordiamo a lui che l'Italia è il paese di storico insediamento del gruppo automobilistico ove ha depositato impianti e soprattutto un grande patrimonio di esperienze e professionalità». «Marchionne ha visto, con alcune battute, il bicchiere mezzo vuoto - ha detto il ministro Renato Brunetta -. È bene ricordargli anche il bicchiere mezzo pieno. Penso che le parole di Marchionne non fossero altro che rivolte a se stesso, al management Fiat, per spronarsi a fare di più e meglio. Certamente se Fiat farà di più e meglio anche il governo farà di più e meglio e questo non potrà che essere positivo per i lavoratori». Molto critici, ovviamente, i sindacati. «Il nostro Paese - ha affermato il leader della Uil Luigi Angeletti - per la Fiat rimane uno dei migliori mercati europei. Senza l’Italia, non vedo dove la Fiat possa costruire le auto da vendere in Europa. Che in Italia ci sia un problema di competitività - ha detto ancora Angeletti - non lo scopre certo Marchionne. Rispetto agli altri Paesi abbiamo bassi salari e bassa produttività. L’importante è che Marchionne sia disposto ad accogliere le sfide, non solo a parlarne». «Marchionne parla - ha aggiunto il segretario della Cgil Guglielmo Epifani - come se volesse andar via dall'Italia. È impensabile che da stabilimenti fermi possano venire utili».
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