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Marchionne e l’Italia: tutto ok
06/11/2010
di Giovanni Iozzia
L’amministratore delegato della Fiat conferma che il nostro Paese resta strategico per la produzione anche se non tutto va benissimo
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«Quindici giorni fa ho preso parte a una trasmissione su Rai 3 e questo ha sollevato un polverone di commenti e polemiche. Non è mia abitudine alimentare i dibattiti. Non a caso quella di due domeniche fa è stata la prima volta in quasi sette anni, cioè da quando sono alla guida della Fiat, in cui ho accettato di partecipare a una trasmissione televisiva. L'ho fatto perché sentivo il dovere di difendere la bontà e la serietà del nostro progetto, il valore di Fabbrica Italia. Mi spiace constatare che il fiume di parole che ha fatto seguito a quella intervista si sia trasformato in un processo alle intenzioni. Quello che ho cercato di fare è molto semplice: parlare con chiarezza. Quando dico che l'Italia, per il gruppo Fiat, è un'area in perdita, non significa che vogliamo andarcene dal Paese, come molti hanno voluto interpretare. Lo sforzo che stiamo facendo va esattamente in direzione opposta. Ignorare i problemi, o peggio ancora nasconderli sotto un facile ottimismo, è il rischio più grande che possiamo correre». E’ stata questa la lunga introduzione fatta dall’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nel suo intervento in occasione dell’assegnazione del Premio Pico a Mirandola.
Marchionne, dunque, chiarisce quanto detto alla trasmissione di Fabio Fazio, quando ebbe a dire che neppure un centesimo dei guadagni della Fiat proviene dall’Italia e lo fa nel corso di un lungo intervento. «La verità – spiega - è che esiste un problema di competitività. È quello che ha spinto molte aziende ad abbandonare il paese e trasferire all'estero le loro attività. È quello che porta le multinazionali a guardare altrove, quando devono scegliere dove costruire un nuovo stabilimento». Il capo del Lingotto chiede quindi «un futuro di modernità ed efficienza» ed aggiunge: «non possiamo permettere che tutto questo venga soffocato dai retropensieri, dalle manovre politiche o dai giochi di potere. Sono cose che non fanno parte della mentalità della Fiat di oggi». «Chiediamo di condividere un percorso e creare le condizioni perché i nostri stabilimenti possano lavorare al meglio, in modo normale e continuo. Ai lavoratori è richiesto un impegno maggiore, una maggiore partecipazione e affidabilità nella presenza e nelle prestazioni, i sindacati dovranno assumere una maggiore responsabilità nella gestione degli stabilimenti e delle eventuali anomalie». «Si tratta di un dovere che sentiamo su più fronti: quello dell'ambiente e della mobilità sostenibile, quello dell'attenzione verso le comunità in cui operiamo, quello di una condotta improntata all'etica e dalla trasparenza». «Quello di cui abbiamo bisogno è prendere coscienza delle cose che non funzionano e intervenire per sistemarle. Non esistono scorciatoie. Esistono invece sacrifici e un grande lavoro da fare. Ma, come per tutti i grandi traguardi della vita, raggiungerli con fatica e con tenacia, dà anche un senso più profondo a quello che stiamo facendo. L'Italia è piena di risorse, di passione e di creatività. Ma se ci limitiamo a ripeterlo tra noi e a raccontarlo agli altri rischiamo di soffocarle». Questi, in sintesi, gli argomenti forti dell’intervento, 11 cartelle lette d’un fiato.
Marchionne, però, non si sottrae al confronto e parlando del nuovo segretario della Cgil, Susanna Camusso, dice: «Se lei mi invita a cena io mi presento». Poi, un cenno anche alla sintonia col Governo: «Spero di leggerla, nei commenti del ministro Romani, come nelle battute che ho scambiato con il presidente Berlusconi e nelle discussioni con Gianni Letta». Una nota, infine, sul Premio Pico che è stato assegnato a Marchionne «Per aver portato con alta professionalità e attraverso un'accorta gestione delle problematiche, Fiat, la più importante azienda privata italiana, ad assumere un ruolo di leadership mondiale». Il riconoscimento viene assegnato a Mirandola, piccola cittadina alle porte di Modena, a cadenza biennale a personalità del mondo economico, finanziario, imprenditoriale, scientifico, culturale e umanitario che abbiano saputo armonizzare e sintetizzare al meglio l'impegno creativo e operativo. Il premio, nel passato è stato assegnato, tra gli altri, a Lorenzo Bini Smaghi, Carlo Azeglio Ciampi, Vittorio Merloni e Mario Draghi. Assieme a Marchionne, per la sezione internazionale, è stato premiato lo scultore colombiano Fernando Botero. Fuori qualcuno ha protestato. «Marchionne e Bonanni, fate solo danni» si è sentito attraverso un megafono. Alla fine i contestatori sono andati via senza avere alcun contatto con le Forze dell’ordine. Marchionne, ritira il premio, ringrazia e va via. Lo aspettano altri giorni di duro lavoro e di interventi altrettanto duri, visti i tempi e l’andamento del mercato delle auto.
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