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Grugliasco: la parola ai lavoratori
19/04/2011
di Giovanni Iozzia
Marchionne conferma la posizione della Fiat: l’investimento solo con le nuove regole. Disaccordo tra i sindacati
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Si è tenuto oggi nella sede del Lingotto l’incontro tra l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ed i sindacati confederali e metalmeccanici riguardo il futuro delle Officine Automobilistiche Grugliasco, ex Bertone. Erano presenti i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, e quelli di Fim, Fiom, Uilm e Fismic, Maurizio Landini, Giuseppe Farina, Rocco Palombella e Roberto Di Maulo.
La Fiat ha confermato quel che aveva già detto da tempo. L’investimento sullo stabilimento di Grugliasco, che dovrebbe produrre le nuove Maserati, è condizionato dall’accettazione da parte dei lavoratori delle stesse nuove regole che da qualche mese sono entrate in vigore a Mirafiori e Pomigliano d’Arco perché solo in questo modo si potrà garantire un elevato livello di produttività necessario per poter essere competitivi sui mercati internazionali. Ma il percorso non sarà facile perché a Grugliasco tra i lavoratori c’è una larga maggioranza di aderenti alla Fiom che non intende accettare un accordo di quel tipo.
«Decideranno i lavoratori», è stato il commento secco di Susanna Camusso. «Non vedo novità particolari». Ha aggiunto Maurizio Landini che ha continuato: «La Fiat è di fatto la prima azienda che esce da Confindustria e quindi non esiste più il contratto nazionale di lavoro. Non so se questo le altri organizzazioni sindacali lo abbiano capito. Noi non siamo d'accordo: non abbiamo firmato a dicembre e non abbiamo intenzione di firmare oggi».
«L'azienda non è incoraggiata a investire. Noi abbiamo insistito che comunque l'investimento non si perda». Ha detto dal canto suo Raffaele Bonanni. «All'azienda – ha precisato Rocco Palombella - che vuole una risposta dai sindacati entro ventiquattro ore, possiamo dirlo fin da subito: ci va bene il testo dell'intesa sottoposto all'attenzione delle Rsu del sito piemontese, perché è assurdo che uno stabilimento fermo da più di un lustro possa perdere gli investimenti per andare avanti nella produzione; inoltre, sarebbe offensivo anche verso i tanti lavoratori che sono in cassa integrazione in tante parti d'Italia e a cui nessuno offre una prospettiva occupazionale». Gli fa eco Luigi Angeletti che spera che i lavoratori della ex Bertone accettino il piano della Fiat. «Se la risposta sarà negativa - precisa - abbiamo chiesto a Fiat di scegliere un altro sito, ma di mantenere comunque la produzione di Maserati nel nostro paese, siamo a disposizione per discutere come, dove e quando anche se le nostre preferenze sono Bertone, Torino, Piemonte e Italia».
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