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Chrysler restituisce il debito
25/05/2011
di Grazia Dragone
Dopo l´acquisizione del 46% del costruttore americano, Fiat pensa alla fusione
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Chrysler esce trionfalmente dalla crisi che l’aveva obbligata a contrarre un debito con i governi americano e canadese e ad affidarsi alla gestione di Marchionne, e restituisce il prestito con oltre sei anni di anticipo. La somma, pari a 7,6 miliardi di dollari era stata richiesta nel giugno 2009. Nel dettaglio sono stati resi 5,9 miliardi di dollari al Tesoro USA e 1,7 miliardi all'Export Development del Canada.
Soddisfatto Marchionne, che ha dichiarato: “Meno di due anni fa ci siamo impegnati a ripagare interamente i contribuenti degli Stati Uniti e del Canada e oggi manteniamo questa promessa”. Anche John Elkann commenta positivamente i risultati ottenuti. “I soldi sono stati restituiti, questo è un bel messaggio per l'Italia”, ha detto in occasione della presentazione della Lancia Ypsilon alla stampa estera al Museo dell'automobile di Torino. Aggiungendo: “E' stato un successo collettivo”, sfoggiando una spilla con la scritta Paid, 24 maggio 2011.
Salgono, per effetto del prestito restituito, le quotazioni azionarie che raggiungono il 46% del gruppo americano, con l’obiettivo prossimo del 51%. “Il prossimo step è arrivare al 51% di Chrysler nel quarto trimestre”, ha affermato l’a.d. Marchionne, intanto la fusione tra i due gruppi è nell’aria. A chi gli pone il quesito su quando intenda esercitare l’opzione che permette a Fiat di rilevare la quota Chrysler detenuta dal Tesoro americano, Marchionne risponde che: “Più aspettiamo più costa”.
Intanto il manager iatlo-canadese palesa le intenzioni di una futuro accorpamento. In merito alla possibile fusione ha detto: “Non ha senso tenerle separate, ma non è una questione immediata per il 2011. Non è una cosa che faremo a breve”. Ed ancora: “Gestire due organizzazioni separate per un costruttore generalista non è razionale. Dobbiamo trovare una soluzione, ma non ho una risposta immediata. Non è un tema cruciale da affrontare subito».
Superato lo scoglio della Chrysler, restano i nodi irrisolti della questione italiana. “Non ho cambiato idea su Fabbrica Italia e sugli investimenti per realizzare il progetto”, ha dichiarato, ma con riferimento ai contratti con gli operai del Lingotto, ha detto che “non possiamo rischiare di rimanere ingarbugliati in procedure legali. Questa è una cosa pazzesca” .
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