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La Tav non sa da fare: gli scontri continuano in Val di Susa
23/07/2011
di Maura De Sanctis
Durante la notte la polizia è intervenuta con i lacrimogeni a placare la guerriglia
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Un assedio durato 4 ore quello di questa notte alla Maddalena di Chiomonte, in Val di Susa. Centinaia di dimostranti hanno occupato l’area per dire NO alla TAV, la linea ferroviaria ad alta velocità che consentirà di collegare Torino alla città francese Lione. Sono intervenuti sul posto polizia, carabinieri, finanzieri, alpini ed il corpo forestale, costretti ad intervenire e ad utilizzare lacrimogeni. In uno dei numerosi sabotaggi il Fronte armato Val di Susa ha scritto: “Il Fronte armato Val di Susa ringrazia l'opposizione violenta e non violenta contro la Tav. Continuate così ragazzi! Difendere la nostra terra è un dovere sacro con qualsiasi mezzo e ad ogni costo. Non vogliamo la violenza ma se questo è l’unico mezzo la useremo!”.
Il progetto della costruzione di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione attraverso la Valle di Susa risale al 1996, quando il governo di sinistra di Romano Prodi ne diede il via libera e dipoi fu confermato nel 2001 da Silvio Berlusconi. Anche la Francia ne sembra molto entusiasta in quanto l'alta velocità consentirebbe di dimezzare il tempo necessario per collegare i due paesi. Ma ci sono dei ma. Molti sostengono che ci sono effetti collaterali da non sottovalutare: per la valle dovranno transitare decine di camion per lo smaltimento di circa 17 milioni di m3 di materiale di scavo di cui 1,15 milioni di m3 di amianto e 15 milioni uranio, sostanze di cui sono ricche le montagne della Valle di Susa e come spiegano alcuni studiosi tra cui il docente universitario Claudio Cancelli, le micro-polveri di amianto ed uranio potrebbero diffondersi nell'ambiente dannegiandolo irreparabilmente oltreche è risaputo che l’inalazione anche di una singola fibra di amianto è dannosa per l’organismo umano: provoca mesotelioma, un tumore della pleura, che nel 100% dei casi provoca la morte dopo circa 9 mesi dalla diagnosi mentre l’inalazione di uranio pare che causi i linfomi. Ulteriore pericolo sarebbe l’inquinamento delle falde acquifere presenti nelle montagne circostanti. Ma non sono solo questi i problemi. Vi sarebbe anche un inquinamento acustico maggiore rispetto ad altre aree trattandosi di una valle circondata appunto da montagne.
Sembra quindi chiaro che l'alta velocità sia imposta piuttosto da motivi di consumismo di massa che da un concreto bisogno di favorire lo spastamento di merci. E’ ormai evidente che per la gente della valle, la lotta va al di là della difesa del proprio territorio. Essa trova la sua forza più che altro nella voglia della gente di riprendersi la propria vita, con calma, senza fretta, in un cammino più lento ed armonico. Oggi invece soprattutto nei paesi ricchi si viaggia, ci si sposta in modo tanto facile e veloce da non accorgersi quasi di transitare da un posto all’altro. E da qui che nasce il desiderio di creare una rete di solidarietà nazionale contro altri progetti destinati a deturpare la nostra bellissima penisola: per citarne qualcuno ricordiamo le Olimpiadi invernali 2006 che con il cemento hanno devastato tutte le valli vicino a Torino e il ponte sullo Stretto di Messina che collegherà la Sicilia alla penisola italiana.
La fine dei lavori della Tav si prevede per il 2023 ma nel frattempo la lotta si preannuncia lunga e non priva di sorprese. Sarà una lotta di resistenza vinta in un solo colpo o uno scontro che andrà avanti per altri 10 o 15 anni? Nessuno può dirlo ed è per questo che sarà necessario costruire attorno a questa vicenda una solidarietà concreta nel nostro paese perché solo la solidarietà è la vera arma.
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