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Multe in base al reddito, se ne parla
24/12/2016
di Giovanni Iozzia
Questo sistema è applicato in diversi paesi europei a partire dalla Finlandia che è stato il primo a sanzionare così gli automobilisti indisciplinati
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In Italia in questi giorni si tornati a parlare dell’ipotesi di introdurre una norma che, per alcune tipologie di infrazioni al Codice della strada che preveda l’importo della multa agganciata al reddito dell’automobilista che commette l’infrazione.
In Finlandia è dagli inizi del secolo scorso che le multe si applicano in base al reddito. Quindi, se uno commette un grossa infrazione al codice della strada ed è ricco, rischia di pagare una multa molto salata. Il caso più eclatante è avvenuto nel 2013, quando l’imprenditore Reima Kuisla fu multato per un somma pari a 54.000 euro per avere superato i limiti di velocità con la sua auto.
La norma viene anche applicata in Svezia, Danimarca, Svizzera e Grecia. Anni fa ci fu un tentativo sperimentale nel Regno Unito ma fu abbandonato dopo pochi mesi.
Secondo alcuni esperti, un simile sistema, che sembra fare attenzione all’equità sociale, in realtà crea delle diseguaglianze al punto tale che nei quartieri più poveri, diventando l’entità delle eventuali multe degli abitanti più bassa e quindi diminuendo la preoccupazione di esserne colpiti, condurrebbe ad una minore sicurezza stradale.
In Italia l’idea di agganciare l’importo delle multe al reddito, negli ultimi tempi è stata avanzata dagli esponenti del Movimento 5 Stelle. L’applicabilità di questa norma in Italia solleva numerosi dubbi.
Questo sistema di pagamento viene definito day fine che tradotto in italiano significa ammenda giornaliera e che corrisponde a un giorno di stipendio tolto a chi viola il Codice della strada. Per quel che riguarda la Finlandia, il calcolo avviene così: al reddito mensile netto di sottraggono 255 euro che è considerata la cifra minima per la sopravvivere; si tolgono anche tasse, contributi e una quota per gli eventuali figli a carico. Alla fine l’importo minimo di una multa per eccesso di velocità sarebbe di 115 euro.La perplessità principale che viene sollevata è che in Italia l’evasione fiscale è altissima e non è poco usuale che l’automobilista che commette l’infrazione sia un evasore. A questo punto l’intera impalcatura del ragionamento cade.
«Questo sistema funziona nei paesi scandinavi – ha dichiarato Giordano Biserni, presidente dell’Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale – ma in Italia, dove ristoratori e gioiellieri dichiarano in media 15mila euro all’anno, c’è il rischio che le multe più salate arrivino ai pensionati e ai dipendenti, gli unici i cui redditi sono verificabili con esattezza. Il principio è giusto, ma è applicabile solo dove c’è la certezza che il reddito dichiarato è reale».
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