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Fiat, presentato il piano industriale 2010-2014
22/04/2010
di Giovanni Iozzia
Impegno a mantenere le radici in Italia con un forte incremento della produzione. Entro sei mesi lo scorporo tra le auto e gli altri settori
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La nomina di John Elkann presidente della Fiat al posto di Luca Cordero di Montezemolo è stato il ghiotto prologo della presentazione del piano aziendale 2010. Prima della lunga esposizione del Piano, la Fiat ha elencato una serie di dati legati al tutte le sue attività imprenditoriali. I ricavi, pari a 12,9 miliardi di euro, sono aumentati del 14,7% rispetto al primo trimestre 2009, con Fiat Group Automobiles che ha conseguito un incremento del 22,1%. L’utile della gestione ordinaria ha raggiunto i 352 milioni di euro rispetto alla perdita di 48 milioni di euro nel primo trimestre 2009, con oltre la metà del risultato determinato dal settore automobili. Il margine sui ricavi, pari al 2,7%, è ancora una volta positivo (come in ogni trimestre dopo il 2004, con la sola eccezione del primo trimestre 2009); maggiori volumi e continua attenzione ai costi hanno determinato i contributi positivi da parte di tutti i settori. Il risultato netto è prossimo al pareggio (perdita di 21 milioni di euro rispetto alla perdita di 411 milioni di euro del primo trimestre 2009). L’indebitamento netto industriale di 4,7 miliardi di euro è di poco superiore ai 4,4 miliardi di euro di fine 2009 per effetto dell’aumento stagionale del capitale di funzionamento. La liquidità è rimasta forte a 11,2 miliardi di euro (12,4 miliardi di euro a fine 2009), nonostante il rimborso, nel corso del trimestre, di un prestito obbligazionario di un miliardo di euro. Quindi, anche rispetto al previsto calo del 30% delle vendite di automobili nel 2010, a causa della mancata proroga degli incentivi, il gruppo Fiat si presenta bene. L’Assemblea degli Azionisti della Fiat, che si è svolta a Torino il 26 marzo scorso, ha approvato il bilancio dell’esercizio 2009 e la distribuzione agli azionisti di un dividendo lordo di 0,17 euro per azione ordinaria, 0,31 euro per azione privilegiata e 0,325 euro per azione di risparmio. In totale, il dividendo complessivo ammonta a 243,7 milioni di euro.
Nel suo intervento, l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha confermato che gli obiettivi del 2010 prevedono ricavi per 50 miliardi di euro, un margine operativo fra 1,2 e 1,3 miliardi, un utile netto intorno al pareggio e un indebitamento industriale netto intorno ai 5 miliardi. Sul fronte della produzione in Italia si prevede un investimento di 26 miliardi di euro, ai quali ne vanno aggiunti quattro in ricerca e sviluppo. Un impegno di 30 miliardi di euro, due terzi dell’investimento globale della Fiat e, di questi, 700 milioni di euro per Pomigliano d’Arco. La produzione chiuderà a Termini Imerese entro la fine del 2011 mentre a Mirafiori aumenterà da 100.000 a 170.000 unità ed a Cassino saranno prodotte entro il 2014 oltre 400.000 vetture. L’impegno è quello di mantenere le radici della Fiat in Italia anche se l’integrazione operativa con Chrysler è importantissima. Un piano B è pronto qualora governo e sindacati si opponessero ai progetti della Fiat ma, ha precisato Marchionne, «non è un piano molto bello». In ogni caso non è previsto alcun taglio al personale. L’obiettivo è quelli di produrre in Europa, tra Fiat, Lancia e Alfa Romeo, 34 nuovi modelli e 17 restyling. Una nuova city car sarà presentata nel 2013 e un modello ingresso “b” arriverà nel 2012. Nel 2013 toccherà ai restyling di Croma, Multipla e Ulisse. Ci sarà un incremento della produzione italiana dalle attuali 650.000 auto al quasi 1 milione e mezzo del 2014, insieme a 250.000 veicolo commerciali. Di queste ne verrà esportato il 65% a fronte del 40% attuale. L’obiettivo è vendere in Italia 6 milioni di auto, «il minimo richiesto per essere un global player competitivo». Alfa e Lancia sono state al di sotto degli obiettivi e, quindi, entro il 2012, l'Alfa Romeo sarà presente sul mercato americano, probabilmente con una spider. L'obiettivo della Fiat è arrivare a un totale di 3,8 milioni di vetture prodotte: 2,2 milioni di Fiat, 0,5 milioni di Alfa, 0,3 milioni di Lancia, 0,5 milioni di veicoli commerciali; 0,1 milioni di Jeep e 200mila di contract manufacturing. Per raggiungere questi obiettivi di produzione, la Fiat intende attuare una utilizzazione piena degli impianti. Marchionne ha infatti precisato: «I sei stabilimenti Fiat italiani hanno funzionato ben al di sotto della loro capacità» e quindi occorrono «misure correttive» a partire dagli accordi sindacali che «non sono più adeguati, dobbiamo ridefinirli». Nel giro di sei mesi, avverrà il tanto atteso scorporo. Il settore delle auto sarà diviso dal resto delle attività del gruppo. Da un lato Fiat e Chrysler, dall’altro Iveco, CNH e motori e cambi di FPT. Nasceranno due diverse aziende anche se saranno messe in atto una serie di sinergie per tutta una serie di attività. In entrambe le nuove società l’azionariato rimarrà immutato e, dunque, il controllo resterà alla famiglia Agnelli.
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