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Ottobre 2010, calano ancora le vendite
02/11/2010
di Giovanni Iozzia
Nuovo tracollo per il mercato delle auto. Per la Fiat i dati sono più negativi del previsto: perso il 39,5% rispetto allo scorso anno
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Il dato è di quelli che preoccupano veramente. Federauto, l’associazione nazionale dei concessionari auto, ha reso noti i dati delle vendite nel mese di ottobre 2010 dai quali si evince che il calo della Fiat è maggiore rispetto a quello delle altre case automobilistiche. Mentre la media generale è stata del 23% circa il marchio torinese ha perduto il 39,5% a fronte di una previsione del 29%. «Il dato totale - ha dichiarato Filippo Pavan Bernacchi presidente di Federauto - non rende giustizia rispetto alla reale situazione. Il nostro centro studi prevede in ottobre un calo del gruppo Fiat, inteso come Fiat, Alfa e Lancia, del -39,5% circa, mentre i marchi esteri, tutti insieme, contengono le perdite a un -22,9%». «I dati di Federauto sulla grave situazione dei marchi Fiat cancellano le chiacchiere che per tre mesi e mezzo hanno ammorbato l'Italia – scrive in una nota il responsabile welfare e lavoro dell'Italia dei Valori, Maurizio Zipponi –. I numeri sono inconfutabili: con la crisi del settore auto il gruppo registra perdite superiori alla media nazionale ed europea. Questi dati rendono giustizia ai lavoratori di Mirafiori, Melfi, Pomigliano, e Termini Imerese, abbandonati dal governo e sistematicamente accusati di tutta una serie di falsità». «Il tentativo di individuare negli operai e nella Fiom il capro espiatorio per coprire l'incapacità della Fiat di reggere la concorrenza è miseramente fallito», conclude Zipponi. I dati negativi hanno provocato in Borsa una seduta sotto pressione per la Fiat. Sin dalle prime battute della seduta del 2 novembre, il titolo torinese ha ceduto circa il 2% dopo aver toccato un minimo a 11,74 euro (-2,6%) mentre il FtseMib avanza dello 0,4% e il comparto europeo dell'auto arretra dello 0,25%. I volumi sono pari al 30% della media giornaliera. «Il problema sono le anticipazioni sulle vendite di ottobre che mettono a rischio il progetto di Fabbrica Italia - precisa Gianmaria Bergantino, responsabile gestioni Bank Insinger -. Gli investitori pensano che Marchionne stia considerando di investire fuori dall'Italia e su questo scattano le prese di beneficio».
Proprio ieri era emersa la considerazione che un eventuale naufragio del progetto Fabbrica Italia spingerebbe l'amministratore delegato Sergio Marchionne a incrementare la produzione in Polonia e Serbia, oltre che a spostare negli Stati Uniti la realizzazione della futura berlina compatta nata dalla collaborazione fra Lancia e Chrysler e della Alfa Romeo Giulia. Ed una simile scelta, comporterebbe forti frizioni con i sindacati e con il mondo politico generando un caos mediatico non indifferente. La prima reazione, dunque, «E’ quella di disfarsi del titolo» che, inoltre, è anche reduce da un forte rally. Bergatino, infine, fa notare che «Nel mese di ottobre Fiat ha rotto la resistenza di 10,6 euro che erano i massimi di settembre». Parlando con gli analisti il 21 ottobre scorso, Marchionne aveva avvertito che, qualora non si trovasse un accordo con i sindacati italiani sulla revisione delle relazioni industriali, la produzione verrebbe trasferita altrove. Il progetto Fabbrica Italia prevede che la produzione nel nostro Paese raggiunga 1,4 milioni di veicoli nel 2014, rispetto alle 650.000 unità dell'anno scorso. In cambio, il management del Lingotto ha chiesto ai sindacati di migliorare la produttività e di rivedere gli accordi contrattuali.
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