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Le auto storiche che perderemo
28/12/2014
di Gianluca Maxia
Il Governo con la Legge di Stabilità 2015 annullerà i commi 2 e 3 della legge 342/2000, tasserà le auto dai 20 a 30 anni
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Quando mancano i soldi si cercano ovunque. Sicuramente questo è stato il motto di chi ha deciso di introdurre la tassa di proprietà per i veicoli tra i 20 e 30 anni, anche se di interesse storico. Questo è un provvedimento miope, perché raccoglierà qualche spicciolo, confrontato con i costi dello Stato, solamente il primo anno, poi già dal secondo molti proprietari rottameranno o venderanno all’estero le loro amate vetture d’epoca.
Tra le voci più critiche c’è sicuramente l’avv. Roberto Loi, presidente dell’ASI. Si badi bene che non è un problema solo di chi è riuscito a togliersi questo sfizio, poco conta se si è aspettato una vita per toglierselo o si sono pagati venti anni di tasse sulla vettura prima dello sgravio, ma il problema è che il Governo non ha pensato a tutto l’indotto che questo provvedimento distrugge. Famiglie che non avranno più lavoro, non appassionati senza il giocattolo, ma posti di lavoro persi. Le conoscenze di meccanica e la cultura di questo mondo hanno ricevuto la loro condanna a morte.
Roberto Loi appoggia pienamente questa riflessione ed aggiunge: “…avevamo proposto un monitoraggio a sei mesi per capire quali sarebbero state le conseguenze del provvedimento. Anche questo non è stato gradito. Forse per timore che ASI, come altre “Cassandre” potesse aver ragione? Certo non potremo più fare corsi di restauro di 800 ore, anche perché questi ragazzi venuti a Torino da tutta Italia saranno più amareggiati di noi per aver abbandonato le proprie residenze, essersi creati dei sogni sul miglioramento delle proprie capacità e poi vedere il tutto finito in fumo. Non potremo più aiutare le Università, come fatto con quella dell’Aquila e col Politecnico di Torino. Non potremo più aiutare i comuni terremotati come fatto con Crevalcore. Faremo meno raduni ed anche il Turismo dovrà subire le conseguenze negative da questa stretta impostaci.”
Alzando la testa e guardando quello che accade nel resto d’Europa si nota come la Francia non applica alcun tipo di tassa sui veicoli, né patrimoniale né di circolazione. Che tutti gli altri Paesi impongono tasse automobilistiche di gran lunga inferiori di quelle italiane. Pertanto sarebbe stato giusto mantenere l’esenzione a vent’anni perché in tale periodo gli Italiani pagano molto di più di quanto paghino in venticinque o trent’anni i cittadini europei. Anche in questa occasione lo Stato ha scelto la strategia apparentemente più banale e di nessuna lungimiranza, ma cosa ancora più triste: che alla fine dei conti questa modifica distruggerà ricchezza diminuendo quindi l’ammontare totale delle tasse versate. Una classica situazione in cui perdono i cittadini e perde anche lo Stato. Andiamo pur avanti così.
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