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Veneto addio, la Dainese emigra in Tunisia
19/01/2010
di Fabiana Muceli
Lo storico marchio accusa il contraccolpo della crisi. In Italia resterà solo il cervello dell´azienda, la produzione verrà dirottata negli stabilimenti tunisini
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Nata per proteggere l'uomo dalla testa ai piedi, come recita la sua mission. Sviluppata attorno a grandi campioni come Agostini, Sheene e Rossi. Coinvolta in progetti come la collaborazione con il Mit per le tute spaziali Nasa. La Dainese, pronta a conquistare anche i mercati extraterrestri, ora è costretta a ritornare con i piedi per terra.
Nello storico stabilimento di Molvena, in provincia di Vicenza, tira aria di crisi. E il celebre monolito nero, sede del centro logistico, non sembra reggere alle difficoltà del mercato. Così Lino Dainese ha deciso di sradicare una grossa fetta della sua azienda dalla terra veneta a quella tunisina. Nella cittadina della pedemontana berica, che è sede anche della Diesel, rimarrà solo il cervello: l'attività di Ricerca e Sviluppo e la produzione delle tute dedicate al mondo delle competizioni resteranno quindi in Italia. Il resto verrà dirottato in Tunisia, dove sono attivi due stabilimenti che attualmente contano 500 persone. L'accordo con la Provincia e sindacati e già stato firmato: un anno di cassa integrazione straordinaria per 120 dipendenti, poi mobilità e licenziamento per 80 di questi. La Dainese metterà a disposizione 2 mila euro di incentivi per la formazione di ogni dipendente in cassa integrazione che deciderà di avviare un percorso di riqualificazione professionale, nella speranza di ridurre la mobilità.
L’obiettivo, come dichiara l’amministratore delegato Franco Scanagatta, è quello di confermare alla Dainese un ruolo di leader nel settore della ricerca delle protezioni per gli sport dinamici. Anche se il vertice dell'azienda ancora teme quando si parla di previsioni di mercato. I numeri di bilancio 2008 erano tendenzialmente positivi: 105 milioni di euro di ricavi, un margine operativo lordo di 10,2 milioni e un utile a 700 mila euro, ma con 33,2 milioni di indebitamento. Nel 2009 la crisi ha gravato pesantemente sul settore motociclistico: un calo di fatturato del 25%, e nel 2010 potrebbe andare ancora peggio. Ecco il perchè della drastica scelta.
Per capire come la Dainese si sia inventata un suo mercato e cosa significa la sua resa per il panorama italiano, bisogna tornare indietro fino al 1971, anno della sua fondazione. E ripercorrere tutte le tappe del marchio, quel diavolo rosso che vede cose che non si possono immaginare, come Lino Dainese lo ha descritto quando ha spiegato la scelta del celebre logo. Una vita aziendale fatta di inventiva geniale e di spasmodica ricerca. I paraschiena, i knee slider e l'evoluzione dei prodotti con l'introduzione di tecnologie e materiali innovativi. La Dainese che per prima ha introdotto le protezioni in fibra di carbonio e kevlar, che studia la protezione testa-piedi, che arricchisce l'abbigliamento e le prestazioni degli sportivi, lascia il bel paese e si porta via un esempio di produttività positiva nostrana.
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