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Viaggiare in auto in India? Grazie, preferisco di NO
17/07/2015
di Maura De Sanctis
Districarsi nel traffico indiano è sicuramente una bella avventura oltre ad essere un mix di follia e adrenalina
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[ India ] -
Attraverso le immagini e i ricordi di due nostri cari amici Fedele e Raffaele reduci da un viaggio in India, vogliamo affrontare il serio problema della guida pericolosa in un paese dove regna disordine e caos automobilistico. In India si guidano macchine, tuk tuk, autobus e camion, ma soprattutto moto e bici e finanche cammelli, elefanti, cavalli, asini, mucche e bufali. Per le strade se ne vedono davvero di tutti i colori. Gli indiani strombazzano sempre, per qualsiasi motivo, magari per avvisare che stanno per superarti o per dirti che si stanno immettendo nella strada principale. Il colpo di clacson è per gli indiani vitale come lo è la musica per noi occidentali.
Guidare in India è sicuramente un'operazione estremamente pericolosa. Per chi dunque decide di cimentarsi nel traffico cittadino è consigliabile noleggiare insieme all’auto anche un autista in grado di districarsi tra le strade o altrimenti servirsi del tipico taxi, l’Apecar. Il problema in India non è tanto capire se si deve guidare a destra o sinistra ma piuttosto evitare il più possibile di scontrarsi con le vetture che circolano nel bel mezzo della strada e che per segnalare la loro presenza vanno avanti a suon di clacson. Dopo aver affrontato un traffico del genere, è senz’altro necessaria una pausa di alcune decine di minuti prima che le orecchie smettano di sibillare e il suono assordante del calcson svanisca del tutto. Per non parlare della guida di notte. Per ovviare all'oscurità, dato che l’illuminazione notturna è molto scarsa, i conducenti fanno spesso uso degli abbaglianti, trasfigurando così l’ambiente circostante.
Le strade oltre ad essere popolate dai pedoni che le percorrono a piedi ad ogni ora del giorno e della notte pullulano di motociclette senza luci e cariche di merci e persone, di animali selvatici, di carrette e tuk tuk, ciclisti, di camion variopinti e trattori come il Tractor Mahindra B-275 con cabina e cassone (che abbiamo immportaleto), con la scritta “Horn OK please” e “Blow Horn” che invita a usare il clacson per avvisare della propria presenza, senza contare i pezzi di lamiera e i vetri abbandonati per terra dopo i sinistri stradali. Infatti è usanza legare delle trecce di capelli umani nella parte anteriore della macchina come “portafortuna” per scongiurare gli incidenti (visto il modo in cui guidano) estremamente frequenti. Insomma nelle strade indiane l’anarchia regna sovrana. Il motto è in sintesi: “ognuno guida come gli pare” ed è forse per questo che l’India è il Paese asiatico con la maggiore percentuale di incidenti stradali mortali, ben il 10 per cento.
Ma se nonostante tutto ciò, non volete rinunciare a guidare in India, premunitevi di patente internazionale, di infinita pazienza ma soprattutto di uno sfrontato spirito temerario, quest’ultimo vi servirà per affrontare il traffico indisciplinato. Insomma, dopo aver viaggiato in auto in India, la vita non è più la stessa, per alcuni sarà sembrato di navigare in un mare di quiete, in una sorta di paradiso terrestre per altri invece sarà come aver affrontato una missione impossibile. Quello che è certo è che ad un certo punto del loro viaggio, ai due amici è sorta una domanda spontanea: che ci facciamo in questo folle traffico? Eppure esterrefatti dalle continue minacce dei camion che spuntavano all’improvviso contromano e che li avevano costretti in più di un occasione a dei fuori “pista” improvvisi, la sensazione è stata di fatale attrazione, non fosse altro che per gli odori intensi e dolciastri delle spezie e i colori sgargianti del tipico abito femminile indiano, il Sari.
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