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Continua l’agitazione dei lavoratori di Termini Imerese


23/01/2010

di Giovanni Iozzia

Un gruppo operai da 5 giorni e 4 notti è sul capannone dello stabilimento per protestare contro i licenziamenti


Continua l’agitazione dei lavoratori di Termini Imerese «Siamo stanchi ma non molliamo». E’ quanto hanno affermato i lavoratori della Delivery Email, azienda dell'indotto Fiat di Termini Imerese, dopo cinque giorni e quattro notti di protesta sul tetto del capannone dello stabilimento, a 20 metri di altezza, perché licenziati a causa dell'annullamento delle commesse . Il gruppo è adesso composto da 14 persone, Due lavoratoti sono stati fatti scendere dai Vigili del Fuoco perché ridotti allo stremo, ma giurano di tornare sul tetto appena avranno recuperato le forze. Non si ferma, dunque, la protesta dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese e di quelli dell’indotto. L’annunciata chiusura dello stabilimento, decretata come irreversibile dall’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, compromette infatti anche l’attività delle aziende che contribuiscono alla realizzazione del prodotto finito e che danno lavoro a oltre 400 persone. Per di più, le soluzioni presentate fino ad ora, compresa quelle delle auto ecologiche avanzata dall’imprenditore siculo-milanese Giacomo Cimino, prevedono la continuità lavorativa dello stabilimento Fiat ma non quella delle aziende locali. I lavoratori della Lear, che produce componentistica auto, della Bienne Sud, azienda che si occupa della verniciatura di componenti della Lancia Ypsilon, della ex Ergom, che produce paraurti, plance e serbatoi e della Delivery Email che gestisce le attività di pulizia dei cassoni per la raccolta dei materiali, sono a fortissimo rischio di disoccupazione senza particolari ammortizzatori sociali e, per di più, senza concrete prospettive.

Questa mattina, il segretario della Cgil Medici, Renato Costa, ha effettuato una visita di controllo nei loro confronti degli operai poiché sono ormai sul tetto e da cinque giorni e quattro notti. «Non ci sono emergenze sanitarie – ha dichiarato il medico - tranne il caso di un lavoratore che necessita di eseguire urgentemente una radiografia al torace per sospetta polmonite. L'ho invitato ad andare in ospedale ma si è rifiutato di farlo ed è tornato sul tetto del capannone». Per gli altri il freddo, la dieta inadeguata e la saltuaria assunzione di terapie «determina qualche problema per il controllo dei valori tensivi-arteriosi per cui si ritiene non prudente continuare la protesta oltre le prossime 48 ore. Le condizioni psicologiche di tutti non sono buone ed è auspicabile una nuova valutazione medica al più tardi dopodomani». Il freddo, con pioggia intesa e vento forte, non migliora certamente le condizioni in cui si sta svolgendo la protesta e gli operai, per riscaldarsi, fanno ricorso agli scarichi del reparto motori dell’impianto i cui tubi di scarico si trovano proprio sul tetto. Nel tentativo di dare un conforto spirituale l’arciprete di Termini Imerese, Francesco Anfuso ha raggiunto gli operai. Una volta tornato giù, il sacerdote ha espresso tutta la sua preoccupazione per la situazione in atto. «Mi hanno detto che si sentono abbandonati – ha detto padre Anfuso - Lancio un appello a coloro che hanno la responsabilità istituzionale e morale di fare qualcosa, di aiutare questa gente, questi lavoratori, questi padri di famiglia. Il tempo è tremendo, non so quei poveretti quanto potranno resistere lassù».

Ma la politica ritiene, nonostante tutto, ancora non chiuso il confronto con la Fiat. L'assessore regionale al Lavoro, Lino Leanza, ha annunciato che la prossima settimana convocherà i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e i responsabili della Delivery Email, «Valuteremo – ha detto Leanza – se esistono le condizioni per chiedere la cassa integrazione in deroga che consentirebbe ai lavoratori di affrontare questi momenti difficili con maggiore serenità. Faremo di tutto – ha continuato Leanza - per salvare il posto di lavoro di questi operai, a cui va la nostra solidarietà. E' incredibile che siano dovuti ricorrere a queste forme estreme di protesta per farsi ascoltare dalla Fiat. Mi auguro che l'intera classe politica prenda posizione e rifletta sulle conseguenze sociali ed economiche che sta provocando la scelta dell'azienda torinese di andare via dalla Sicilia». Roberto Commercio, deputato nazionale del Movimento per le Autonomie, commentando le risposte del governo date durante il question time alla Camera, all’interrogazione dei deputati Mpa sull’annunciata chiusura della Fiat di Termini Imerese, ha detto: «è chiaro che, se quest’eventualità dovesse verificarsi, la casa automobilistica non dovrà più ricevere alcuna forma di sovvenzionamento da parte dello Stato». Nell’interrogazione - firmata anche dal capogruppo Carmelo Lo Monte e da altri - Commercio chiede al Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, di conoscere l’esatto ammontare dei finanziamenti statali erogati alla Fiat con la legge 488. Vito ha risposto che questi, dal 1996 a oggi, ammontavano a 208 milioni di euro. Più altri 48 milioni per Termini, cui spetterebbe anche una parte dei fondi Fas, complessivamente 300 milioni di euro. «A tutto ciò – ha spiegato Commercio – vanno aggiunti i 425 milioni di euro stanziati in questi anni dalla Regione per sostenere Termini. E le istituzioni siciliane sono pronte a offrirne altri 400. Ma la Fiat continua a dire che bisogna abbandonare l’insediamento industriale siciliano. E sarebbe grave se rispondesse al vero la notizia che fra tante dichiarazioni ve ne sia stata una tendente a rassicurare i lavoratori di altri stabilimenti, a scapito di quelli siciliani, perché ricorderebbe l’odiosa strategia della lotta tra poveri». «Per tutti questi motivi – ha concluso Commercio – chiediamo che, se la Fiat confermerà la decisione di chiudere Termini, non riceva mai più alcuna forma di sovvenzionamento da parte dello Stato».

Il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese verrà discusso il prossimo 29 gennaio, in un tavolo di confronto convocato al ministero dello Sviluppo Economico dal ministro Claudio Scajola. Nel frattempo la task force tecnica, presieduta dal capo Dipartimento impresa e internazionalizzazione del ministero, Giuseppe Tripoli, sta lavorando in stretto raccordo con la Regione Siciliana per analizzare la situazione dello stabilimento e valutare le diverse proposte di utilizzo del polo industriale, sulla base dei contatti avuti nei giorni scorsi con aziende potenzialmente interessate. E nei prossimi giorni la task force avrà un incontro anche con la Fiat.


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