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Automotive, il peggio del 2012
05/01/2013
di Giovanni Iozzia
Dalla crisi delle vendite, al nulla di fatto a Termini Imerese: un anno di guai, errori e problemi che hanno condizionato l’intero comparto
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Il 2012 è stato un anno terribile per il settore dell’automotive. Il dato più catastrofico è senza dubbio quello legato all’andamento delle vendite. Secondo quanto comunicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti l’anno si è chiuso con una flessione del 19,9% rispetto al 2011: 1.402.089 vetture immatricolate contro 1.749.739. Un dato che riporta il mercato ai livelli del 1979.
I problemi del settore però non si limitano al solo calo delle vendite.
Ad esempio, la questione relativa allo stabilimento ex Fiat di Termini Imerese è ancora assolutamente aperta. Dopo il fallimento di tutti i progetti dei nuovi insediamenti industriali, il neo presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha incontrato il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti. Il presidente poi affermato che si stanno cercando nuove soluzioni per il rilancio di Termini e il fatto che dall'1 gennaio l'area sia divenuta zona franca la fa diventare più appetibile per tutte quelle aziende e case automobilistiche che sono interessate a investire. L'unica buona notizia per oltre 2.000 lavoratori dello stabilimento e dell'indotto è che per tutto il 2013 ci sarà la cassa integrazione. La Regione siciliana ha infatti la copertura finanziaria per sostenere tutti gli ammortizzatori in deroga.
In Olanda la Mitsubishi ha abbandonato lo stabilimento di Eindhoven, dove dal 1991 si producevano vetture compatte e suv, mettendolo in vendita alla cifra simbolica di 1 euro a patto che i nuovi acquirenti salvassero i 1.500 lavoratori. Lo stabilimento è stato rilevato dalla Vdl Groep, produttore olandese di autobus e macchine industriali. Nel 2014, grazie ad un accordo con la Bmw, nello stabilimento saranno prodotte le Mini, come già avviene nello stabilimento Magna Steyr di Graz, Austria.
La Opel ha annunciato che lo stabilimento di Bochum, in Germania, non produrrà più automobili dal 2016. La Opel, controllata dalla General Motors, ha spiegato che la decisione è stata presa a causa del crollo delle vendite. I posti di lavoro a rischio sono circa 3.000. Ma l'impianto non dovrebbe essere chiuso ma verrebbe riconvertito in un centro per la distribuzione di parti di ricambio.
La Psa Peugeot Citroen chiuderà entro il 2014 la fabbrica di Aulnay, nei pressi di Parigi, oltre a ridurre l'organico in quella di Rennes. Il taglio di posti di lavoro dovrebbe riguardare circa 8.000 unità. L'attuale produzione di Aulnay, dove ci sono 3.000 operai, verrà spostata a Poissy, ugualmente vicina a Parigi. I lavoratori di Rennes, che produce vetture di segmento elevato, saranno diminuiti di 1.400 unità. Altri 3.600 posti verranno tagliati nelle strutture centrali.
Ci sono anche le questioni aperte tra Fiat e sindacati. Il Tribunale di Roma ha ordinato la riassunzione di 145 operai iscritti alla Cgil nello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Ne sono stati reintegrati solo 19. La Fiat aveva in un primo momento annunciato che per far loro posto ne avrebbe licenziati altrettanti. Ma poi questo proposito non è stato messo in atto. Gli altri 126, però, non sono ancora stati reintegrati. I tre operai di Melfi (Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli) che erano stati licenziati nel 2010 perché accusati di aver sabotato la produzione, sono stati reintegrati dal Tribunale di Potenza ma, ad oggi, pur percependo lo stipendio non sono mai stati riammessi nello stabilimento. La Fiat infatti ha presentato ricorso in Cassazione.
Nel mese di marzo, lo sciopero delle bisarche, durato ben sei settimane, ha costretto alla momentanea chiusura (ed alla conseguente cassa integrazione degli operai) degli stabilimenti Fiat di Melfi, Pomigliano, Cassino e Sevel. Un’agitazione che ha danneggiato tutto il settore e, in particolare, la casa torinese.
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