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Sciopero a Mirafiori


07/12/2010

di Giovanni Iozzia

L’agitazione proclamata dalla Fiom mentre gli altri sindacati continuano la trattativa con la Fiat


Sciopero a Mirafiori Dopo la trattativa interrotta, i lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori hanno scioperato due ore per turno e, circa mille di loro, sono usciti in corteo e si sono fermati davanti all’ingresso n. 2 della fabbrica. «Lo sciopero è stato deciso – ha spiegato Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese - per protestare contro un eventuale accordo che riduca i diritti e peggiori le condizioni di lavoro. Noi vogliamo l'investimento e chiediamo che la trattativa riprenda, ma siamo contrari a un accordo fotocopia di quello di Pomigliano e non ci serve un contratto nazionale con le deroghe. Continuiamo a chiedere le assemblee in fabbrica, anche perché questa mattina da soli abbiamo fatto fronte a un problema di informazione dei lavoratori su quanto accaduto in questi giorni».

All’agitazione hanno aderito anche i Cobas. Secondo la Fiat i lavoratori che hanno scioperato sono solo il 17% dei 5.500 impiegati nelle carrozzerie e interessati dal nuovo piano aziendale. Erano appena rientrati dalla cassa integrazione e, dopo questa settimana di lavoro, vi torneranno da lunedì prossimo fino al 10 gennaio. Per il sindacato la partecipazione ha superato il 60%. «Lo sciopero a Mirafiori è un segnale importante – lo afferma il segretario della Cgil, Susanna Camusso -. Sulle adesioni come al solito quando si parla di Fiat è una guerra di cifre. Ma al di là delle percentuali, il fatto è che i lavoratori vorrebbero capire e non sono disposti a diventare responsabili delle scelte di Fiat». «Marchionne - continua Camusso - dovrebbe fare chiarezza. Si dica cosa si vuol fare e poi si parla delle conseguenze. Invece si dice poco, si tiene le mani libere e scarica sui lavoratori la responsabilità di quello che avverrà».
«Lo sciopero dichiarato oggi alle Carrozzerie di Mirafiori da altri e non da noi ha motivazioni singolari e, per taluni versi, addirittura incomprensibili. Sarà per questo che i lavoratori hanno risposto con un'adesione scarsa all'invito a incrociare le braccia». Lo ha detto il segretario nazionale della Uilm, Eros Panicali. «In ogni caso - ha aggiunto Panicali - cercheremo di interpretare al meglio anche le aspirazioni di quei pochi insieme a quelle dei tanti addetti che questa mattina hanno lavorato normalmente. La richiesta di tutti i lavoratori di Mirafiori che abbiamo colto è quella di giungere a un intesa in tempi brevi, superando le residue resistenze registrate in quest'ultimo fine settimana da parte del management Fiat. Stiamo tuttora lavorando alla realizzazione di un accordo che permetta l'investimento di un miliardo di euro per lo stabilimento torinese, utile alla produzione di circa 300.000 auto su base annua entro il prossimo 2014, efficace alla garanzia dei livelli occupazionali e alla loro espansione. Qui è in gioco non solo il Piano per Mirafiori, ma l'attuazione del progetto complessivo di Fabbrica Italia nel suo complesso». «In questo frangente – ha concluso Panicali - è bene che la controparte, ma soprattutto ogni organizzazione sindacale abbia presente questa realtà irrinunciabile. Purtroppo, dobbiamo ancora una volta rilevare che la Fiom mantiene integralmente l'opposizione all'intero progetto della Fiat rivolto all'intero territorio nazionale e anche lo sciopero non riuscito di Mirafiori ne è la prova evidente».

L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dal canto suo, non si sbilancia sui tempi di un accordo per Mirafiori ma avverte: «Il dialogo è in corso, ci sono diversi piani B». Poi comunque precisa che «questa non è una minaccia».

I lavoratori di Mirafiori hanno ricevuto la solidarietà degli studenti universitari torinesi, universitari, che in queste settimane stanno protestando contro il ddl Gelmini, che li hanno raggiunti nel concentramento di fronte all’ingresso n. 2 dello stabilimento. Gli studenti hanno distribuito un volantino in cui c’era scritto: «Crediamo che il lavoro e la formazione siano i beni comuni per eccellenza, e come tali vadano difesi da tutti e tutte, come cittadini prima ancora che studenti e lavoratori. Il diritto all'istruzione e il diritto al lavoro sono le basi fondanti della democrazia, i garanti del nostro futuro».


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