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Mirafiori: atteso l´esito del referendum


13/01/2011

di Grazia Dragone

La Fiat è pronta a lasciare l´Italia in caso di esito negativo. Il futuro dell´azienda è in mano ai lavoratori


Mirafiori: atteso l´esito del referendum Si decide tra qualche ora il futuro del Lingotto in Italia, pronto a lasciare il Belpaese in caso di esito negativo. Queste le parole discutibili dell’ad Marchionne, condivise e approvate anche dal Presidente del Consiglio Berlusconi, che ritiene plausibile il fatto che Fiat, che ha costruito la propria ricchezza grazie alla forza-lavoro italiana e agli aiuti di stato, emigri in terre più favorevoli.
Replica duramente a questa prospettiva il neo segretario della Cgil, Susanna Camusso, che dichiara riguardo le parole del premier: “Sta facendo a gara con l'amministratore delegato di Fiat a chi fa più danno al Paese”. Stessa reazione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che ritiene “vergognose” le parole di Berlusconi.

Intanto le ultime parole di Marchionne, cercano di stemperare un clima che si è fatto sempre più teso. Le ultime dichiarazioni risalenti alla serata di ieri sono indirizzate agli operai ai quali dice di avere fiducia nel futuro e in loro stessi.

Il referendum, sul quale decideranno i lavoratori, riguarda l'accordo per Mirafiori stipulato tra Fiat e sindacati lo scorso 23 dicembre, ad eccezione di Fiom.

L’attesa è febbrile. I lavoratori sono chiamati a decidere del loro futuro lavorativo. I primi a votare saranno gli operai del turno delle 22. Le urne resteranno aperte fino al pomeriggio di venerdì, giorno in cui verranno resi noti i risultati.

Il piano del Lingotto, che prevede aumenti lordi per 3.700 euro all'anno, chiede in cambio l’ applicazione di nuove regole per le turnazioni, che includono più notturni e straordinari. Fiom rigetta queste condizioni contestando anche le nuove norme previste sui permessi malattia e l'abolizione delle pause.

Il sindacato ha duramente ribadito la propria posizione spiegandola nelle assemblee, dove sono stati resi noti i contenuti dell'accordo, cercando di convincere, anche attraverso il volantinaggio, i lavoratori a sostenere le proprie posizioni. Fiom accusa, inoltre, Fiat di influenzare e schedare gli operai in vista del voto attraverso le recenti assemblee indette dai capi reparto.

Anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, leader di Sel, è sceso in campo al sostegno di Landini, segretario di Fiom, dichiarando che “il governo dovrebbe essere arbitro nel gioco degli interessi sociali contrapposti e invece è sceso in campo senza indossare l'abito dell'arbitro”.

Sullo sfondo di questo orizzonte, animato dalle discussioni messe in campo dalla politica, pronta a strumentalizzare la vicenda pur di attirare su di sé la luce dei riflettori, resta la situazione dei lavoratori. La loro sorte è appesa ad un filo e dipende dal proprio spirito di sacrificio, pronto a rinunciare a delle conquiste importanti realizzate dai sindacati nel corso degli anni, pur di conservare un futuro per sé e la propria famiglia.

Questo è il nodo del problema al di là del quale restano solo i clamori. Ma i lavoratori, oggi, in silenzio si appelleranno alla propria coscienza e si chiederanno del perché debba ricadere su di loro la responsabilità di decidere del futuro dell’azienda, forse già definito dai piani alti.


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