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Vertenza di Mirafiori


14/12/2010

di Giovanni Iozzia

Profonde le divisioni tra Fiom da un lato e Fim e Uilm dall’altro. Trattativa bloccata ma non interrotta


Vertenza di Mirafiori Mentre l’attenzione degli italiani era concentrata sui fatti che avvenivano in Parlamento, in altri tavoli e in altre sedi si giocava e si gioca un partita non meno importante per il futuro della nazionale: il rapporto tra il mondo dell’impresa e quello della produzione, per dirla con un termine desueto e nostalgico, tra industriali e lavoratori. Le ultime novità emerse dopo l’incontro americano tra Sergio Marchionne e Emma Marcegaglia pongono le premesse di un cambiamento forte nell’industria italiana anche se la momento gli effetti della loro ricaduta sembrano farsi sentire solo sugli stabilimenti Fiat di Mirafiori, Menfi, Pomigliano d’Arco e Termini Imerese.

Comincia a comprenderlo anche il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che nei prossimi giorni incontrerà Marchionne. «E' ovvio - ha spiegato Romani - che nel prosieguo del ragionamento sugli investimenti di Fiat in Italia il ministro incontri l'azienda per un confronto. E' un che si fa giorno dopo giorno. A me non piace fare proclami. Quello che posso dire è che sono previsti nuovi incontri con Marchionne». Romani ha poi ricordato che«la prossima settimana dobbiamo esaminare anche con Fiat la questione di Termini Imerese».
Ci sono intanto altri incontri istituzionali come quello tra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che hanno avuto un colloquio durato poco meno di mezz’ora, al termine della presentazione del libro del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dove sembra abbiano parlato del tema degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione oltre che della questione di Mirafiori. Sacconi su quest’ultimo punto è ottimista: «Stiamo seguendo con molta attenzione la trattativa - dice - che considero non conclusa ma solo interrotta. E auspico che entro Natale si possa raggiungere un accordo che possa coinvolgere tutti. Serve pazienza e rinuncia di ogni pregiudizio ideologico vecchio o nuovo».

Ma il fronte sindacale non è compatto sulle modalità per affrontare e risolvere il problema dell’insediamento torinese. Infatti, al termine dell'incontro tra Fiom, Fim e Uilm restano distanti le posizioni tra la prima sigla e le altre due, rispettivamente rappresentate da Maurizio Landini, Giuseppe Farina e Rocco Palombella.
«Loro- dice Landini- sono disponibili ad estendere Pomigliano, per noi il contratto va difeso e bisogna fare una trattativa vera a Mirafiori. Non ci può essere nessun punto di incontro se si continua a chiedere l'estensione dell'accordo di Pomigliano a Mirafiori».
Il leader della Uilm Rocca Palombella conferma le «profonde divisioni» e aggiunge: «La Fiom ha peggiorato lo scenariodella trattativa con le sue azioni ». E interviene anche il segretario nazionale, Luigi Angeletti: «Marchionne deve investire, questo a me interessa e dunque siamo disponibili ad una soluzione dentro le linee guida contrattuali del 2009».
«Se riprenderà la trattativa sul piano per Mirafiori – afferma Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim-Cisl - e sarà raggiunto un accordo, non è scontato che si faccia il referendum. Ha senso solo se la Fiom riconosce il risultato di Pomigliano e firma quella intesa». «A Pomigliano - continua Vitali - il 95% dei lavoratori ha votato, il 63% ha detto sii, cioè due lavoratori su tre. Nella commissione elettorale c'erano pure i Cobas. Eppure la Fiom non riconosce quel risultato. Che senso ha fare un referendum se la Fiom continua poi a dire che non è valido? A questo punto applichiamo lo Statuto e facciamo decidere gli iscritti. La discussione è aperta al nostro interno, ma è inutile prendersi in giro sulle regole della democrazia. Meglio non dare il fianco a polemiche sterili se non c'è una posizione corretta della Fiom. E poi - conclude Vitali - saremmo accusati di fare il referendum perché lo vuole Marchionne».


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