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Siglato l’accordo Fiat-Chrysler
01/05/2009
di Maura De Sanctis
Le utilitarie italiane sbarcano negli Stati Uniti
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Finalmente si è conclusa la lunga odissea del progetto Fiat-Chrysler. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha dato la lieta notizia che l’unione con il Lingotto passerà attraverso una rapida bancarotta chirurgica di 30-60 giorni al massimo. Questo è senz’altro un segno di ripresa economica non solo per la Chrysler ma per l’industria automobilistica mondiale oltre che con tale manovra sono stati salvati circa 30mila posti di lavoro.
La Fiat si è impegnata a trasferire miliardi di dollari di tecnologie di avanguardia a Chrysler e ne controllerà inizialmente il 20% fino a raggiungere la percentuale del 51% entro il 2013 ma soltanto dopo la restituzione dell’intero prestito pubblico di Chrysler, mentre il Tesoro controllerà l’8% della nuova Chrysler ed appena il 2% andrà nelle mani del Governo canadese ed infine il 55% attribuito al fondo fiduciario Veba nato dall’accordo col sindacato Uaw, che non avrà altri diritti di governance. Anche l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, si ritiene soddisfatto dell’intesa raggiunta, spiegando che insieme Fiat e Chrysler con i propri patrimoni, daranno vita ad una nuova forte casa automobilistica dando un notevole impulso all’industria manifatturiera statunitense e canadese.
Il Governo americano si è impegnato ad erogare un primo finanziamento di 3,3 miliardi di dollari, mentre l’amministrazione federale del Canada e quella statale dell’Ontario daranno 2,42 miliardi di dollari. Hanno notevolmente contribuito alla riuscita dell’intesa Fiat-Chrysler, le banche accettando la rinegoziazione del debito, il sindacato che ha visto contrarre le pensioni, i salari e le altre forme di assistenza sociale, gli azionisti e l’ex partner Daimler. E’ da condannarsi invece, il comportamento di alcuni creditori che, speculando sulla crisi, hanno costretto ad avviare la procedura della bancarotta pilotata.
La crisi americana e l’impegno per l’ambiente, hanno dunque consentito alla Fiat di approdare negli Stati Uniti e di poter cambiare la cultura oltre che il mercato americano. Sulle strade statunitensi si vedranno presto sfilare la mitica Cinquecento e l'Alfa Romeo e chissà se anche gli americani si toglieranno il cappello come usava fare il fondatore della casa Ford ogni qualvolta ne vedeva passare una.
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