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La Fiat sposta il suo quartier generale in America?
26/03/2011
di Giovanni Iozzia
L’indiscrezione giunge dall’agenzia Reuters. L’allarme dei sindacati. La smentita da parte dei vertici del Lingotto
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La Fiat sarebbe pronta a portare il suo quartier generale negli Stati Uniti dopo la che sarà avvenuta la fusione con Chrysler. L’indiscrezione giunge da un’inchiesta della Reuters, una delle più importanti e autorevoli agenzie di stampa del mondo. Non si tratta di una novità in assoluto perché questa possibilità, nelle passate settimane, era stata ventilata sia dall’amministratore delegato Sergio Marchionne sia dal presidente John Elkann per essere poi in ogni caso smentita. L’ipotesi avanzata dalla Reuters è quella che Marchionne, una volta rimborsato il prestito di circa 7 milioni di euro al governo americano punti al controllo della maggioranza di Chrysler. Oltre a questo si parla anche un’imminente quotazione in Borsa della Ferrari.
La notizia, ovviamente, ha suscitato la preoccupazione dei sindacati. «La decisione della Fiat di trasferire definitivamente la testa del gruppo negli Stati Uniti non è assolutamente inaspettata – dice Giorgio Cremaschi della segreteria nazionale Fiom – è nella logica delle decisioni sinora prese dal gruppo dirigente aziendale, che ha progressivamente spostato gli interessi in America e ha finora rifiutato di fornire qualsiasi piano industriale strategico per il nostro paese. Solo la Fiom aveva da tempo dichiarato che questa sarebbe stata la conclusione se non ci fossero stati interventi in grado di condizionare e cambiare davvero la decisione di Marchionne. Purtroppo politici e sindacalisti incompetenti o in mala fede hanno favorito i disegni dell'azienda. Ora se si vuole tenere la Fiat in Italia c'è una sola strada, quella di procedere alla pubblicizzazione, alla nazionalizzazione del Gruppo che è già da tempo pagato dai contribuenti italiani. Le due principali aziende automobilistiche europee, Renault e Volkswagen, che vanno bene, sono non a caso entrambe a controllo pubblico ».
Preoccupato anche il segretario generale dell’Ugl Giovanni Centrella che dice: «E' scontato che, dopo la fusione con Chrysler, Fiat possa decidere di aprire una sede negli Usa, l'importante è che la testa resti in Italia. E' solo per questo timore che all'inizio dell'alleanza tra Fiat e Chrysler abbiamo espresso forti perplessità, perché temevamo un forte ridimensonamento del settore automobilistico in Italia, visto che Fiat è l'unica industria di fatto su cui possiamo contare».
Diversa la posizione del segretario Confederale della Cisl Luigi Sbarra che afferma: «L'unica condizione che possa dare certezza sul futuro della Fiat in Italia è rappresentata dalla concreta attivazione dei contenuti del progetto Fabbrica Italia, che prevede entro il 2014, tra l'altro, investimenti pari a 20 miliardi di euro, il raddoppio della produzione di auto vetture, la realizzazione di nuovi modelli per rilanciare l'intera filiera dell'industria dell'auto nel nostro Paese». «A tale obiettivo – continua Sbarra - abbiamo lavorato, nonostante le ostilità della Cgil, con le intese di Pomigliano e di Mirafiori. Con lo stesso impegno - sottolinea -e responsabilità stiamo operando per agevolare alla ex Bertone di Grugliasco un investimento Fiat di 500 milioni di euro, per rafforzare e tutelare produzioni e posti di lavoro e che rischia di saltare per l'irresponsabile atteggiamento della Fiom».
Scettico, invece, segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. «Abbiamo il massimo rispetto per le fonti giornalistiche – dice- ma in merito indiscrezioni di trasferire il quartier generale della Fiat a Detroit abbiamo già dato, ricevendo dal management del Lingotto le più ampie assicurazioni della permanenza a Torino dell`apparato dirigenziale della casa torinese».
E non crede al trasferimento negli USA neppure il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. «La Reuters non è il Vangelo – ironizza - è un'opinione, ce ne sono altre opposte, non è successo nulla. Dalla Fiat non ho avuto alcun segnale».
Infine è giunta la nota della Fiat dove si precisa che nessuna decisione è stata ancora presa. Inoltre viene riportato quanto recentemente dichiarato da Marchionne sulla questione: «Stiamo lavorando al risanamento di Chrysler, in modo che la Fiat sarà nella posizione per aumentare la propria quota. Al momento la società americana non è quotata, ma speriamo che questo succeda in un prossimo futuro. Quando avremo due entità legali che coesistono, quotate in due mercati diversi, si porrà evidentemente un problema di governance. La scelta sulla sede legale non è ancora stata presa. Sarà condizionata da alcuni elementi di fondo. Il primo è il grado di accesso ai mercati finanziari, indispensabile per gestire un business che richiede grandi investimenti e ingenti capitali. Il secondo ha a che fare con un ambiente favorevole allo sviluppo del settore manifatturiero e quindi anche con il progetto Fabbrica Italia».
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