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Mal´Aria 2012: la campagna anti-smog di Legambiente
21/01/2012
di Irene Masoni
I dati provenienti dalle città italiane non sono incoraggianti, i livelli di PM10 crescono. Legambiente insiste sulla necessità di un piano nazionale
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Città sommerse dallo smog e assenza completa di piani di prevenzione e di strategie a lungo termine idonee a contrastare una delle più grandi emergenze che attanagliano ormai le nostre città. Legambiente denuncia anche quest’anno la criticità della situazione pubblicando il dossier Mal’Aria 2012. Come di consueto vengono riportati, per ogni capoluogo di provincia, i dati relativi ai livelli di PM10, di biossido di azoto, le variazioni rispetto agli anni precedenti, il loro legame con l’aspettativa di vita e molto altro. A vestire la maglia nera, quest’anno, la Lombardia, anche se la città più inquinata risulta essere Torino.
La denuncia è chiara, lo strumento proposto da Legambiente altrettanto. Se da una parte le misure emergenziali, da leggersi sottoforma disettimane a targhe alterne o blocchi temporanei del traffico, sono considerate non risolutive, dall’altra si chiede con forza che vi sia un impegno verso la mobilità sostenibile. E per questo occorre una precisa volontà politica, occorre investire nel servizio pubblico dei trasporti e disincentivare l’utilizzo dei mezzi privati, ma soprattutto, al contrario di quello che è avvenuto negli ultimi anni, occorre avere un occhio di riguardo nei confronti dello spostamento dei pendolari. Oltre a questo sarà necessario rivedere la mobilità urbana nei termini di un allargamento delle ZTL, dell’aree pedonali e ciclabili.
Dai dati che riporta Legambiente nel lanciare Mal’Aria 2012 si evince una situazione in via di peggioramento. Nell’anno che si è appena concluso, il 60 % delle città della nostra Penisola ha infatti sforato la soglia limite di PM10 nell’aria. Uno sforamento che nelle città è dovuto in gran parte al traffico su gomma ma a cui, in alcuni casi, contribuisce anche la presenza di vecchi centri industriali.
I danni per la salute sono molteplici e costituiscono un costo per la stessa società. Un’aria poco sana è infatti da considerarsi tra le cause dell’insorgere di malattie cardiovascolari, polmonari e dell’apparato respiratorio.
Devono inoltre essere considerati i costi, che ci derivano dal mancato rispetto delle disposizioni europee. L’Italia, anche per quanto concerne la qualità dell’aria, si trova ad occupare uno degli ultimi posti in graduatoria. Per Legambiente, ed è quanto si legge nel dossier 2012, è quindi arrivato il momento di attuare quel piano di risanamento a lungo richiesto, stanziando però le necessarie risorse: «le città d’Europa e del mondo marciano a velocità superiori alle nostre. Speriamo in una nuova attenzione del Ministero dell’Ambiente che, da anni, avrebbe dovuto elaborare il Piano di risanamento per bloccare la procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia. Recentemente si è tornati a parlare di un piano nazionale antismog, facendo cenno a 40 miliardi di euro per autobus ibridi ed elettrici. E’ un po’ poco».
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