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Fca e il suo impegno in Africa
14/11/2016
di Giovanni Iozzia
Non solo attività commerciali ma anche progetti di sostegno alle comunità locali
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[ Roma, Lazio, Italia ] -
Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e CNH Industrial N.V. si impegnano da tempo per aiutare l’Africa. E’ quanto emerso nel corso del convegno L’Africa e noi. Sfide e prospettive comuni alla luce dell’African Economic Outlook 2016, che si è tenuto a Roma nei giorni scorsi, durante il quale è stato presentato dall’OCSE – l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – il Rapporto 2016 sul continente africano.
Il seminario si è tenuto nel Palazzo delle Farnesina poiché è stato organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con la presenza del vice ministro Mario Giro, e dalla rivista italiana di geopolitica Limes, con il direttore Lucio Caracciolo nelle vesti di moderatore. Ha visto inoltre la partecipazione di numerose autorità italiane ed estere.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti Fabrizio Cordoni (Head of Sales and Marketing Africa in FCA) e Michele Ziosi, Head of Institutional Relations per la regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) e APAC (Asia Pacifico).
«FCA – ha spiegato Cordoni - è in grado di rispondere alle diverse esigenze di un mercato diversificato e in forte crescita come quello africano, con prodotti studiati specificatamente per questi mercati e che rispondono alle diverse esigenze di mobilità. I nostri modelli sono studiati per clienti che devono muoversi su strade sterrate, dissestate e nel deserto, per manager aziendali e per le famiglie che si stanno affacciando per la prima volta verso una mobilità individuale. Senza dimenticare la gamma di Fiat Professional, che risponde sia alle necessità di mobilità urbana ed extra urbana sia di lavoro».
«L’Africa – ha detto dal canto suo Michele Ziosi - sta sicuramente crescendo e offre importanti opportunità in molti settori, dalle infrastrutture ai trasporti, dall’agricoltura all’energia. Tuttavia non mancano le sfide. I due terzi delle popolazioni subsahariane vivono senza elettricità e in condizioni ambientali precarie; inoltre l’inquinamento, dovuto all’utilizzo di fonti energetiche come legno o carbone, è ancora a livelli molto elevati ed è tra le cause di condizioni ambientali precarie con danni alla salute. Situazioni che diventano ancora più critiche se si considera che, secondo le proiezioni demografiche dell’ONU, entro il 2035 l’Africa avrà raddoppiato la sua popolazione, passando da uno a oltre due miliardi di abitanti. Per far fronte a queste sfide, possiamo anzitutto sostenere la produzione di cibo attraverso uno sviluppo mirato della meccanizzazione agricola così da incrementare le rese dei raccolti e ridurre sprechi e perdite. Altrettanto importante sarà la crescita di una mobilità più sostenibile per il trasporto di persone e merci».
CNH Industrial, attraverso i suoi numerosi marchi, ha un’estesa rete commerciale che copre la quasi totalità dei Paesi africani, oltre a diverse sedi produttive. Impianti di assemblaggio per varie gamme di veicoli commerciali Iveco esistono in Etiopia, Libia, Marocco, Sudafrica e Tunisia, mentre in Etiopia e Sudan vengono assemblate macchine agricole Case IH e New Holland.
CNH Industrial è già impegnata in vari progetti di sostegno alle comunità locali: Scuole sicure in Sudafrica, per garantire un’accresciuta sicurezza stradale agli oltre 1.100 bambini che frequentano la scuola elementare Isikhokelo a Cape Town; 1.000 giardini in Africa per la creazione di modelli di agricoltura sostenibile, con la donazione di un veicolo Iveco ai pastori della comunità Karrayyu in Etiopia; Water management in Tunisia, per migliorare i sistemi di raccolta delle acque e di irrigazione nel paese; TechPro in Etiopia e Sudafrica, per la formazione tecnico-professionale dei giovani e il loro inserimento nel mondo del lavoro.
Questi esempi di sostegno diretto si inseriscono nella più ampia strategia di FCA e CNH Industrial a supporto della realtà africana, che Ziosi riassume così: «Noi stiamo investendo per intercettare il potenziale locale e per svilupparlo, impegnandoci non solo a lavorare in Africa, ma soprattutto con l’Africa».
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